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Trento, 19 gennaio 2002
DOPO COGO, VIA ATZ E GRANDI
"Le riforme le farà il Parlamento". Boato boccia la costituente e propone tre ipotesi
Intervista a Marco Boato, deputato dei Verdi
de l'Adige di sabato 19 gennaio 2002

E' tornato l'altra notte dalla missione parlamentare che lo ha portato in Egitto, Giordania, Siria, Libia, Israele e agli incontri con Arafat e Peres. Tornato in Trentino, il Verde Marco Boato, presidente del gruppo Misto alla Camera, chiede che la prossima giunta regionale veda l'uscita di scena non solo della presidente Cogo, ma anche di Atz e Grandi. Per le riforme, invece, bocciata l'ipotesi della costituente.

Boato, il segretario dei Ds Mauro Bondi ha criticato i Verdi perché l'assessore Zendron non si è dimessa assieme alla Cogo.
Mi sembra una critica ingiusta. E' un errore fare questo tipo di polemiche, anche perché la Cogo non ci ha mai consultati né la prima né la seconda volta che si è dimessa.

Per la presidenza, cosa pensa della "staffetta" tra i due leader delle province?
Credo che sarà praticabile solo dopo una riforma statutaria per quanto riguarda il ruolo della Regione del futuro, che può continuare a vivere non più come ente residuo con un piccolo pacchetto di competenze proprie ma come ambito privilegiato di collaborazione e cooperazione tra le due province nelle materie di comune interesse.

Il "D&D", quindi, non si farà.
Voler anticipare la riforma è un errore. Dellai, inoltre, non è disponibile all'ipotesi di forzare i tempi: a questo punto di tratterebbe solo di dare la Regione in mano a Durnwalder.

Soluzione troppo rischiosa.
Dico che i trentini non capirebbero, essendo stato Durnwalder colui che in Bicamerale più volte ha chiesto l'abolizione della Regione. Durnwalder poi lealmente ha accettato che la riforma venisse fatta tenendo conto dell'ente, ma questa forzatura politica va evitata.

A proposito della giunta dei presidenti: il ministro La Loggia ha annunciato di voler approfondire la questione dal punto di vista giuridico.
Il ministro per gli Affari regionali non ha alcuna competenza al riguardo. Sbaglia nel prendere questa posizione.

Il professor Fabbrini ha rilanciato lo strumento della commissione costituente per riformare la Regione.
Sono contrario a questa ipotesi. Primo: non c'è alcun fondamento giuridico per poter immaginare la nomina di una costituente. Servirebbe una legge costituzionale, ma a questo punto tanto vale affrontare quel percorso quando è chiaro come si vuole riformare lo Statuto. Secondo: anche se si eleggesse una costituente, questa non potrebbe che fare proposte ai Consigli provinciali e al Consiglio regionale. Insomma, si tratta di un percorso dalla complessità tale che va oltre l'attuale legislatura.

Il percorso più breve è quello della commissione?
Nulla vieta che venga istituita una commissione di esperti che possano presentare le loro proposte. Penso però a tre soluzioni possibili. La prima è quella secondo la quale il Consiglio regionale vota una mozione d'indirizzo da rivolgere poi al Parlamento, mentre la seconda prevede che i due Consigli provinciali elaborino una proposta legislativa vera e propria da portare in Consiglio regionale e, quindi, a Roma. Per la prima ipotesi servirebbero poche settimane, per la seconda pochi mesi.

E la terza proposta?
Se si raggiunge un accordo politico di completamento della modifica dello Statuto per la Regione, i parlamentari trentini possono depositarla in Parlamento sulla base di un mandato preciso.

Secondo Fabbrini i consigli dell'autonomia non sono in grado di produrre una riforma.
Condivido la critica, ma una grande responsabilità è da risalire all'ostruzionismo delle opposizioni, che hanno e delegittimato l'autonomia. Questo dovrebbe indurre a seguire la prima o la terza strada che ho indicato.

Chi andrà alla guida della Regione?
Credo che sarà opportuno cambiare non solo la presidente; ma anche i due vice (Atz e Grandi, ndr). Senza l'ipotesi Durnwald-Dellai credo che la responsabilità di proporre il candidato alla presidenza rimanga dei Democratici di sinistra. Wanda Chiodi? Le possibilità non mancano, visto che i loro consiglieri sono cinque.

 

  Marco Boato

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